Ho appreso in giornata da Luigi Gulia, collega e amico di una vita, la notizia della morte improvvisa a Sora di Gabriele Pescosolido, scrittore, poeta e grafico, che in passato era stato amministratore comunale della città che ha dato i natali allo storico e cardinale Cesare Baronio (1538-1607) e al regista e attore Vittorio De Sica (1901-1974). Proprio ieri sono rientrato a Napoli da Sora, dopo aver parlato il giorno precedente delle relazioni tra gli storici Romeo De Maio e Delio Cantimori, che in epoche diverse – e con diversa sensibilità – hanno contribuito a dare un’immagine del Baronio non più compatibile con il consunto e fuorviante quadro cattolico-agiografico. In questa circostanza avevo subito notato l’assenza in sala di Gabriele Pescosolido, con il suo carico di triste presagio, cercando un conforto, oltre che una smentita, nelle delicate parole dell’amico Luigi.
Gabriele Pescosolido si era occupato a più riprese di Baronio, nel contesto delle tante iniziative editoriali e culturali realizzate dal Centro di Studi Sorani “Vincenzo Patriarca” fondato da Luigi Gulia, fornendo soluzioni grafiche raffinate e sempre attente al dettaglio filologico, anche quando l’effigie del celebre Sorano ci veniva suggerita dal volto emblematico di Nicodemo-Baronio nella Deposizione di Cristo di Caravaggio. È inoltre il caso di ricordare il suo contributo grafico alla realizzazione di Società, cultura e vita religiosa in età moderna, volume di Scritti in onore di Romeo De Maio (Sora, Centro di Studi Sorani “Vincenzo Patriarca”, 2009), per il quale ben si addice la felice espressione di Luisa Mangoni a proposito del lavoro storiografico di Cantimori: la «certezza del lavoro ben fatto».
Come Cantimori, Gabriele Pescosolido era portato spontaneamente a prendere le difese degli umili, dei deboli, dei dimenticati, degli sconfitti dalla storia, sia come militante e dirigente della Sinistra, non solo sorana, sia come autore di numerose raccolte poetiche. Nel presentare una di queste raccolte, Luigi Gulia ha fatto osservare che proprio alla poesia Gabriele Pescosolido «chiede la parola libera e rigorosa per attraversare, senza sguardo distratto, i sogni di continuo bruciati, le prove di umanità perduta e le sfide incomprese, tradite o scartate del nostro tempo». Una poesia civile la sua, espressa anche per tenere in vita e ravvivare gli ideali di democrazia e libertà: ideali comuni, da preservare e difendere sempre, per poi trasmetterli alle future generazioni come frutto prezioso, in accordo con il sogno utopico di Gabriele.
Stefano Zen
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